La domanda ha un senso ed è reale: nel corso del novecento le generazioni che si sono susseguite hanno guadagnato man mano pezzetti aggiuntivi di benessere. La cosa è palese per quel che riguarda il secondo dopoguerra ed il boom economico.
Dal carretto e dai buoi dei nonni si è passati alle macchine e ai cavalli dei genitori. Il lavoro e lo sviluppo ha investito città e paesi trasformando radicalmente abitudini e modi di vivere.
La casa di proprietà è diventata quasi una consuetudine e il benessere diffuso è stato qualcosa di tangibile e non un semplice miraggio. L'informatica ha stravolto distanze e tempi abbattendo barriere insormontabili solo vent'anni addietro.
Ed ora?
Il lavoro scarseggia, gli stipendi sono arenati da anni e i prezzi galoppano.
Quel che più preoccupa è la scarsità di prospettive, il navigare a vista in un mare in forte tempesta.
I costi del welfare si sono fatti insostenibili ed è più che un impressione il senso di aver scavallato la vetta del "progresso" e di trovarsi ora in una discesa che si porta via certezze e diritti (anche contrattuali per i giovani) che erano acquisiti. Il disprezzo e la sfiducia per la classe politica monta in Italia, in Europa e nel mondo.
Fin dove torneremo?
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