mercoledì 8 febbraio 2012

- Russia amarcord -


Di molte cose, sebbene non le abbiamo mai viste, abbiamo un' immagine abbastanza precisa, con dei contorni magari non definiti, ma almeno abbozzati.
La Russia è una di queste: i film, i romanzi e i racconti popolari ci hanno tratteggiato l'identikit di un paese contro; il paese contro per antonomasia, simbolo di un modo di intendere la vita che in fin dei conti ha perso il confronto con la bandiera stelle e strisce e che è contraddistinto da una forte rigidità.
Una volta arrivati a Mosca ciò che conferma il nostro immaginario - oltre al visto che serve per varcare la frontiera - è il Freddo con la f maiuscola: meno venti gradi al sole e una coltre di ghiaccio che ammanta tutto e cambia i ritmi di vita. L'alfabeto cirillico di cui si compongono le insegne e che i ragazzi usano per scrivere sui propri Ipad è un altro elemento che induce a sentirsi in un altro mondo. Poi, però, ci sono le macchine tedesche che popolano il Cremlino, il traffico pazzesco di una città che conta 13 milioni di abitanti, il McDonald che trova spazio poco lontano dalla mitica Piazza Rossa e i marchi della moda italiana che abitano i grandi magazzini. I cimeli che si rifanno al blocco dell'Unione Sovietica trovano spazio nei negozi di souvenir: stemmi dell'armata rossa, scacchiere che rappresentano la guerra fredda, immagini di Gagarin, colbacchi e matrioske con la bottiglia di vodka all'interno.
Andando in giro, magari facendo tappa per le stupende stazioni della metropolitana, si scorgono qua e là le caratteristiche guglie delle chiese protestanti: i cattolici sono pochissimi, i loro beni furono confiscati e le chiese converite; altre sono ora musei o beni di stato.
Lo stipendio medio di una commessa, ci dicono, si aggira sui cinquecento euro, ma il vero problema è trovare un posto fisso. Chi ha i soldi, invece, li ha veramente. Hanno un problema di extracomunitari irregolari che provengono dal Tagikistan e dalle ex Repubbliche Sovietiche Socialiste.
I militari o i gerarchi hanno ancora delle case di stato e dei trattament di favore; in centro alla città svetta l'austero palazzo del kgb, poco lontano le bellissime ville riservate ai governatori.
Il paesaggio, sotto la neve, rimanda alle pagine del Dottor Zivago mentre la luce, in questa stagione, si concede una breve apparizione di qualche ora al confronto della notte. L'Università di Mosca ha una sede bellissima e i ragazzi ascoltano musica inglese attraverso gli ipod; probabilmente anche per i giovani l'immagine della Russia che fù è abbastanza sbiadita.
Saranno loro, non senza difficoltà e resistenze, a scrivere il futuro. Per adesso, a marzo, andranno a votare.
Per la verità, dicono, senza troppe speranze.

venerdì 13 gennaio 2012

- Giorgio Bocca, esempio attuale -


«Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi, i tipi alla Briatore»
Non si poteva, non si può tuttora dire "sono d'accordo con Giorgio Bocca" includendo in quella vicinanza di pensiero l'intera storia della sua vicenda umana. Si tratta di un uomo che ha sempre diviso, spiazzato, cambiato opinioni e preso posizione in maniera "originale". Nell'auto epitaffio (per sé e per l'Italia) riportato più sopra confessò di aver visuuto di innamoramenti, di passioni.
E' stato un maestro dello scrivere e del fare informazione. Non era uno da "Trenta e dintorni" essendo nato nel 1920, ma resta un esempio attuale di quello che dovrebbe essere l'informazione, l'espressione del pensiero quale pungolo di ragionamenti e riflessioni proprie. Raccoglieva forse più critiche che elogi, ma in fondo voleva così.
Ha tenuto fede alla sua vena provocatoria andandosene a novantuno anni, non in un giorno qualunque, ma la mattina di Natale. Il giorno della nascita, lui, ha lasciato la vita che in fin dei conti ha sempre amato.

lunedì 26 dicembre 2011

- Gli amici leggeranno.. -


Serata di Natale con gli amici di sempre e nostre rispettive consorti.
Abbiamo paralto di molte cose, anche dei blog, e per questo forse leggeranno, di chi prova a vivere scrivendo in rete (e non è questo il caso) e di come si guadagna con le pubblicità.
Mi è venuto in mente che ho un libro scritto a metà che potrei continuare, perlomeno per non arrivare ai quaranta e dintorni ed avere il classico romanzo non finito nel cassetto.
Mah, forse lo scriverò veramente.
Fra le altre cose degne di note il film Midnight in Paris e le freddure.
Per il resto la certezza che per un buon Natale servono le persone che hai vicino e a cui vuoi bene, un tavolo e due chiacchiere in allegria con gli amici. Nient'altro.

venerdì 2 dicembre 2011

- Lombardia, sembra Romanzo criminale -


Settimana di quelle toste in Lombardia. Sembra di essere stati catapultati nel set di Romanzo criminale con personaggi in primo piano, politici e magistrati, e un'umanità varia e minuta, verrebbe da dire ordinaria, schiacciata sullo sfondo.

Che la criminalità organizzata fosse ormai radicata nelle nebbie padane era tematica risaputa, ma a leggere le carte dei processi l'impressione è proprio quella di essere nell'ufficio di Scialoja, il poliziotto di De Cataldo, all'inseguimento di una popolazione che vive sul malaffare: dentro c'è posto per i giudicanti e i controllori che vengono accompagnanti da escort - non le macchine della ford! - e agi gratuiti, per governanti con pacchi di soldi in casa, imprenditori che fanno sparire rifiuti tossici, mogli che contano i soldi, contadini che non innaffiano la terrà perchè altrimenti il grigio del nocivo viene a galla..
E il tutto fatto con apparente tranquillità in un clima di "Così fan tutti..".

La politica è ai minimi storici di credibilità e questi fatti certo non aiutano. Questi mesi di camera iperbarica, di congelamento dei partiti, di afrrancatura dalle scelte scomode e dovute delegate ai tecnici non durerà per molto. Potrà servire, si spera, a riprendere la rotta.
Ma poi si tornerà alle urne e al dover scegliere in un panorama partitico (e imprenditoriale?) per ora ancora molto triste e  desolato.

giovedì 17 novembre 2011

- Colpo alla democrazia? Governo delle banche o Governo su cui puntare? -


Tutti Professori. Di quelli con la p maiuscola i cui nomi compaiono in bella grafia sulle pergamene degli atenei. Sulla competenza dei nuovi ministri non c'è molto da discutere: si tratta di una compagine di altissimo profilo. Non è poi matematico che un grande cuoco sia un buon direttore di ristorante, ma le basi sono certo confortanti.
Il Pd si prende il merito di aver chiuso l'epoca dei lustrini e dell'ottimismo sguaiato. Un merito che probabilmente non ha. Sulla crisi del Governo Berlusconi c'è in maniera forte il marchio dell'Europa, politica e finanziaria, che ha deciso il tramonto degli interlocutori italiani che da far loro non hanno opposto capaci resistenze. 

Che il precedente Governo non avesse più i numeri per proseguire è quindi un dato di fatto e non è in discussione. Sul poi si possono invece fare alcune riflessioni. 
La Costituzione prevede che il Presidente svolga le consultazioni parlamentari per individuare il potenziale Presidente del Consiglio in grado di formare un governo che possa ottenere la fiducia. Che Napolitano avesse in mente da subito il nome del Professor Monti non è un mistero, ma la politica - per come la conosciamo, ossia suddivisa in partiti - avrebbe potuto mettersi di traverso. Non lo ha fatto. Credo quindi sia un errore dire che la nostra è divenuta di colpo una Repubblica Presidenziale. E' il Parlamento che ha deciso di non intervenire. 
E il motivo è chiarissimo: nessuno ha ritenuto conveniente sporcarsi le mani  con delle riforme inevitabili; inevitabili e dure. Riforme che non piaceranno al popolo perché comporteranno sacrifici ma che sono ormai ineludibili. Riforme che quindi è bene delegare a terzi, competenti e capaci, ma non riconducibili al Pd o al Pdl per non macchiare la propria immagine in vista delle future elezioni. A ciò si aggiunge l'incapacità ad esprimere un nome che sappia raccogliere consensi ed unire le correnti interne ai partiti. Sia a destra che a sinistra.
Resta fuori, come ovvio, la Lega, che saprà capitalizzare all'interno del proprio elettorato mesi di opposizione dura e pura. Si opporrà all'Ici, alla riforma delle pensioni e del lavoro. E probabilmente compatterà le fila e raccoglierà scontenti in uscita dagli altri schieramenti.

Si rischia una dittatura di banchieri? Forse. Credo siano in pochi quelli che possano esprimere giudizi sensati  sulla questione. Fra questi Oscar Giannino ha affermato che l'Europa è in fase preparatoria a un 2012 in cui o si rilanci l'Euro, cambiando le regole dell'Europa, o si preparino "vie di sganciamento" dal sistema e che per farlo si debbano insediare governi all'altezza. 
E se tutto dovesse andar bene? Se si riuscisse ad uscire dalle secche, chi tornerebbe a votare politici di mestiere?
Un rischio che i partiti hanno probabilmente deciso di correre e che potrebbe stravolgere la storia democratica europea.





giovedì 10 novembre 2011

- E ora che succede? -


Siamo un Paese strano. 
Forse è il bello dell'Italia, il tratto distintivo che per secoli ha guidato l'arte e la cultura.. Forse.
Ma ora la nostra stranezza sta prendendo strani connotati.

Dopo vent'anni si chiude - o dovrebbe chiudersi - l'esperienza politica di Silvio Berlusconi.
Indro Montanelli disse in un intervista nel 2001:
"Io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino."
Ora dovremmo essere sulla soglia dell'essere vaccinati, del voltare pagina. E cosa succede? La maggioranza che non è più maggioranza vuole andare alle urne, la minoranza che dovrebbe essere nuova maggioranza non vuole invece le elezioni. Non si capisce quali siano i confini del centro sinistra, se vi rientri Di Pietro e Vendola, Casini e il terzo polo; se all'interno del Pd possano coesistere Bersani e Renzi, la Bindi e Zingaretti.

Intanto a destra la Lega caldeggia per Alfano mentre Pisanu e Scajola tirano i remi in barca in nome di un Governo tecnico e di un grande Centro che profuma di DC.
L'unica cosa che va forte è lo spread.
Siamo un paese strano.
Strano e sorvegliato a vista dall'Europa.

giovedì 27 ottobre 2011

- La letterina dei buoni propositi. Cara Europa ti scrivo -

La famigerata lettera che il Governo ha dovuto presentare all'Unione Europea sembra un pò la letterina delle buone intenzioni che da piccoli scrivevamo a Babbo Natale o a Santa Lucia. L'impressione è però quella di essere gli ultimi della classe, i bambini cattivi su cui sono puntati i riflettori e a cui prima o poi arriverà il carbone.
Non che l'Italia abbia fatto qualcosa per non meritarsi queste attenzioni, ma le scene di questi due giorni se non fossero "tragicamente reali" sarebbero "realmente comiche" con i nostri politici impegnati a mettere insieme due pensieri che tengano in piedi il Governo e che allo stesso momento non facciano dire "ecco i soliti italiani". Impresa che si sta dimostrando purtroppo vana.

Qualche dubbio può essere sollevato sui capi classe che ci giudicano con risatine sarcastiche: l'istituzione dell'Unione Europea sotto il nome attuale risale al trattato di Maastricht del 1992: 27 stati membri, di cui 17 accomunati da una moneta unica, l'Euro (già questo dato potrebbe creare perplessità).
L'Unione europea non è però un' organizzazione intergovernativa come le Nazioni Unite né una federazione di Stati come gli Stati Uniti d'America. E' invece un organismo sui generis,  cui gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale.
Ha una storia e un'identità comune? I suoi cittadini hanno senso di appartenenza?
Francamente no.

Gli americani si stringono attorno alla bandiera a stelle e strisce e la mostrano fieri ad ogni occasioni, per noi invece quel cerchio di stelle gialle su fondo blu vuol dire ben poco.
Roberto Napoletano scriveva qualche settimana fa sul Sole24Ore "In una sola sera, nel luglio del 1790, tre uomini, Alexander Hamilton, da una parte, Thomas Jefferson e James Madison, dall'altra, raggiunsero un compromesso e fecero gli Stati Uniti d'America: una capitale, un esercito, un bilancio statale e buoni del Tesoro. Più di due secoli dopo l'Europa ha fatto l'euro e si è fermata: purtroppo, la cancelliera, Angela Merkel, e il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, insieme non fanno un Kohl"

Noi, nel frattempo, scriviamo i buoni propositi con la speranza di non dover pagare il conto per tutti.