La famigerata lettera che il Governo ha dovuto presentare all'Unione Europea sembra un pò la letterina delle buone intenzioni che da piccoli scrivevamo a Babbo Natale o a Santa Lucia. L'impressione è però quella di essere gli ultimi della classe, i bambini cattivi su cui sono puntati i riflettori e a cui prima o poi arriverà il carbone.
Non che l'Italia abbia fatto qualcosa per non meritarsi queste attenzioni, ma le scene di questi due giorni se non fossero "tragicamente reali" sarebbero "realmente comiche" con i nostri politici impegnati a mettere insieme due pensieri che tengano in piedi il Governo e che allo stesso momento non facciano dire "ecco i soliti italiani". Impresa che si sta dimostrando purtroppo vana.
Qualche dubbio può essere sollevato sui capi classe che ci giudicano con risatine sarcastiche: l'istituzione dell'Unione Europea sotto il nome attuale risale al trattato di Maastricht del 1992: 27 stati membri, di cui 17 accomunati da una moneta unica, l'Euro (già questo dato potrebbe creare perplessità).
L'Unione europea non è però un' organizzazione intergovernativa come le Nazioni Unite né una federazione di Stati come gli Stati Uniti d'America. E' invece un organismo sui generis, cui gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale.
Ha una storia e un'identità comune? I suoi cittadini hanno senso di appartenenza?
Francamente no.
Gli americani si stringono attorno alla bandiera a stelle e strisce e la mostrano fieri ad ogni occasioni, per noi invece quel cerchio di stelle gialle su fondo blu vuol dire ben poco.
Roberto Napoletano scriveva qualche settimana fa sul Sole24Ore "In una sola sera, nel luglio del 1790, tre uomini, Alexander Hamilton, da una parte, Thomas Jefferson e James Madison, dall'altra, raggiunsero un compromesso e fecero gli Stati Uniti d'America: una capitale, un esercito, un bilancio statale e buoni del Tesoro. Più di due secoli dopo l'Europa ha fatto l'euro e si è fermata: purtroppo, la cancelliera, Angela Merkel, e il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, insieme non fanno un Kohl"
Noi, nel frattempo, scriviamo i buoni propositi con la speranza di non dover pagare il conto per tutti.
L'attualità - fatta di politica, cultura, curiosità, sport e viaggi - vista da chi ha trent'anni o si aggira in quei dintorni. Va da sè che i dintorni, come le opinioni e un sacco di altre cose, sono del tutto soggettivi
giovedì 27 ottobre 2011
venerdì 21 ottobre 2011
- Le imprese che comandano il mondo -
Interessante articolo pubblicato da Wired. Le 147 multinazionali super connesse da cui dipendono le sorti dell'intera economia.
Ritornano nomi conosciuti che fanno - e hanno fatto - il bello e cattivo tempo negli ultimi anni. Alcune di loro sono per la gente comune insegne affisse ai bei palazzi delle città od allegre pubblicità televisive, altre ricordano crac di banche d'affari e licenziamenti a catena (nota l'immagine dell'impiegato Lehman Brother’s con lo scatolone in mano)
Lettura consigliata, clicca qui
martedì 18 ottobre 2011
- Le ragioni della piazza, le esigenze del Palazzo -
Parigi, piazza Cibeles e Puerta del Sol a Madrid, piazza della Catalogna, Cile, Messico, New York, Washington, Londra, Berlino, ma anche Tokyo, Sydney, Hong Kong.. manifestazioni ovunque: 950 eventi organizzati in 80 paesi diversi.
Due semplici riflessioni. La prima: le ragioni della protesta - "l'indignazione contro lo strapotere della finanza, la disoccupazione dilagante e l'incapacita' della classe politica ad affrontare la crisi" - hanno trovato asilo in ogni dove. E' chiaro che allo stato attuale delle cose il cinema non potrà duarare ancora molto: paesi e posti di lavoro che saltano come pop-corn rendono stridente l'inadeguatezza di chi abita la politica rispetto alle problematiche che riguardano il vivere quotidiano di sempre più persone.
Se a ciò aggiungiamo la risposta del Governo che immediatamente dopo aver incassato la fiducia numero 51 nomina due viceministri - Misiti e Polidori (la ricordate? eccola qui..) - e un sottosegretario, Galati, la gente ha tutto il diritto (dovere?) di incazzarsi e sentirsi tirata per i fondelli.
La seconda: tutto il mondo scende in piazza e protesta, solo a Roma succede il finimondo. I quotidiani del 16 ottobre annunciavano il pericolo incidenti e gli stessi quotidiani il 17 si stupivano degli incidenti avvenuti. Come possono succedere solo da noi queste cose? E' comodo permettere che ogni protesta venga delegittimata permettendo la commistione fra gente comune e delinquenti che si pongono all'esterno del sistema democratico o veramente siamo un paese sfacciatamente incapace a tutelare la nostra sicurezza interna?
Le immagini di Roma sono sconvolgenti in entrambi i casi e a nulla servono le "condanne unanimi" del giorno dopo.
Due semplici riflessioni. La prima: le ragioni della protesta - "l'indignazione contro lo strapotere della finanza, la disoccupazione dilagante e l'incapacita' della classe politica ad affrontare la crisi" - hanno trovato asilo in ogni dove. E' chiaro che allo stato attuale delle cose il cinema non potrà duarare ancora molto: paesi e posti di lavoro che saltano come pop-corn rendono stridente l'inadeguatezza di chi abita la politica rispetto alle problematiche che riguardano il vivere quotidiano di sempre più persone.
Se a ciò aggiungiamo la risposta del Governo che immediatamente dopo aver incassato la fiducia numero 51 nomina due viceministri - Misiti e Polidori (la ricordate? eccola qui..) - e un sottosegretario, Galati, la gente ha tutto il diritto (dovere?) di incazzarsi e sentirsi tirata per i fondelli.
La seconda: tutto il mondo scende in piazza e protesta, solo a Roma succede il finimondo. I quotidiani del 16 ottobre annunciavano il pericolo incidenti e gli stessi quotidiani il 17 si stupivano degli incidenti avvenuti. Come possono succedere solo da noi queste cose? E' comodo permettere che ogni protesta venga delegittimata permettendo la commistione fra gente comune e delinquenti che si pongono all'esterno del sistema democratico o veramente siamo un paese sfacciatamente incapace a tutelare la nostra sicurezza interna?
Le immagini di Roma sono sconvolgenti in entrambi i casi e a nulla servono le "condanne unanimi" del giorno dopo.
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giovedì 6 ottobre 2011
- La lezione di Jobs -
Oggi più che mai siamo tutti pro-Jobs e discepoli di quel suo testamento lasciato sei anni fa ai ragazzi di Stanford. Poche volte si è registrata una simile ondata emotiva per un "capo d'azienda".
Ciò che ha creato ha riscontrato una fedltà quasi maniacale nei suoi primi fans e una moda dilagante negli ultimi anni. Ha inanellato un prodotto più azzeccato dell'altro, cambiando stili di vita e mercato, coniugando bellezza, funzionalità, businnes e fruibilità.
"Stay Hungry, Stay Foolish" è diventata una di quelle frasi che i nostri nipoti troveranno nei cioccolatini.
Partito da un garage e arrivato sulla cima più alta dell'industria, la sua parabola ci ricorda che contro alcune avversità non ci sono intelligenze o dollari che si possano opporre. E allora il suo discorso sulla vita che non è infinita, che non c'è tempo da perdere, che è bene inseguire un'idea se per quell'idea sei disposto a spenderti, beh quel discorso assume ancora più valore. Perche morire a 56 anni non è giusto, che tu sia Steve Jobs o il signor nessuno.
Riguardate ora quel video che lanciava il primo Macintosh nel 1984. C'era già tutta la sua idea: una ragazza che corre - non ha tempo per camminare - e con tutta la sua forza abbatte il Grande fratello, l'omologazione. Sono passati più di 25 anni, ma era già tutto lì: Think different, lui c'è sempre riuscito
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