lunedì 5 settembre 2011

Martinazzoli, la Costituzione e i giovani

Oggi se ne è andato Mino Martinazzoli. Il sindaco di Brescia, il il ministro della Giustizia che nel pieno degli anni ottanta permise lo svolgimento del primo maxi-processo contro la mafia, l'ultimo Segretario della DC. Un personaggio crepuscolare per la nostra generazione, un nome a cui associamo una storia che conosciamo a stento. Colto, coltissimo; incredibile oratore se paragonato a certi suoi successori.
Fra i convegni a cui ho partecipato lo ricordo come uno dei relatori che più mi ha appassionato. Tenne un discorso sui giovani e la costituzione; sul niente della politica con cui siamo destinati a scontrarci in questi tempi.  Dal suo volto solcato dalle rughe, con voce calma e roca uscirono queste parole coclusive:
"La prima parte della costituzione vive se vive nella
coscienza degli italiani altrimenti è carta sterile.
Vedete,  diventando sempre più vecchio elargisco sempre più speranza nei giovani.  Se penso alla grande Costituzione che abbiamo commentato questa mattina, vedete in quell’assemblea c’erano i grandi vecchi, c’era Benedetto Croce, c’era nientemeno che il presidente Vittorio Emanuele Orlando, quello della vittoria mutilata, ma i grandi articoli di questa costituzione, li hanno scritti dei giovani, che erano usciti dall’esperienza della guerra, talvolta dalla Resistenza e che soprattutto avevano capito che era il momento dell’assunzione di una loro responsabilità. Quella Costituzione è stata scritta da giovani ed ha bisogno oggi, secondo me, di essere riletta da giovani. 
La Costituzione ha bisogno di essere letta da luce nuova, da
luce sorgiva, per tornare ad essere fulcro di grandi
imprese"

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