Ho appena visto "The social network".
Facendo la dovuta tara, in questi casi sempre corposa, possiamo ricavare un profilo (a lui il termine piacerebbere..) di Mark Zuckerberg, il ragazzo classe 1984, inventore di Facebook (o co-inventore).
A metà film il preside di una delle maggiori università a stelle e strisce pronuncia una frase che suona più o meno così: "tutti i laureandi che escono di qui credono di inventare un lavoro. Invece di cercarselo un lavoro, pensano di crearne uno nuovo".
Nel caso di Mark Zuckerberg l'idea - quell'idea di prendere la vita sociale di una comunità e di metterla on-line - ha funzionato. Ma c'è ancora spazio per inventare un lavoro? Nel 2011, c'è ancora spazio per inventare qualcosa? Una laurea vale ormai molto poco, per un numero indefinito di anni dopo la tesi, un numero indefinito che va allargandosi sempre più, vale sicuramente meno di uno stipendio da idraulico, da artigiano o di qualcuno che sa fare bene il proprio mestiere per cui non servono qualifiche scolastiche.
Come risposta però le fila alle porte delle Università continuano ad ingrossarsi: in una città come Brescia 2000 ragazzi tentano il test per medicina a fronte di 190 posti in aula.
La vita quotidiana sembra dire che non c'è bisogno di tutti questi laureati anche se poi, per fare l'impiegato, viene richiesto un master in economia.
E allora serve un'idea su cui puntare. Ma c'è posto, nel 2011, per altri Mark Zukerberg?
Ben sapendo, sopratutto, che le invenzioni del secolo non possono essere partorite tutti giorni.
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